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Il tramonto di Isotta

“Mr. De Mille, sono pronta per il mio primo piano”.Se siete vintage dalla nascita e nostalgici amanti dei film in bianco e nero come me, allora sarete al corrente anche voi del fatto che oltremanica - e soprattutto oltreoceano - questa espressione è entrata nell’uso comune al pari di “francamente me ne infischio” tratta da Via col vento o di “potrebbe andar peggio, potrebbe piovere” dal mitico Frankenstein Junior di Mel Brooks.In questo caso si tratta dell’ultima battuta che il personaggio di Norma Desmond recita nel film di Cecil B. De Mille del 1950, Sunset Boulevard che per una volta è stato tradotto letteralmente in italiano col titolo di Viale del tramonto.Se invece non l’avete mai visto vi garantisco che vale la pena e mi ci gioco la casetta dei Puffi.Il regista Cecil B. De Mille a noi italiani è più familiare per la sua versione de I dieci comandamenti, per intenderci il filmone faraonico che i palinsesti televisivi programmano a Natale e a Pasqua di cui il protagonista è Charlton Heston che interpreta Mosé e che - non ho mai capito come sia possibile - sale sul Sinai coi capelli castano scuro e scende con in braccio le tavole di pietra incise dal fuoco divino e due frezze bianche su una messimpiega fatta di fresco.La storia di Sunset Boulevard racconta invece il declino di una stella del cinema muto che l’avvento del sonoro ha condannato all’oblio e a vivere reclusa nella sua villa monumentale di Hollywood, al 10008 di Sunset Boulevard appunto.Nel suo garage - tenuta come una reliquia dal fedele maggiordomo Max - è custodita una delle automobili italiane più lussuose che siano mai state realizzate e il cui marchio la battezza con tanto di nome e cognome, proprio come una signora che si rispetti.Si tratta di una Isotta Fraschini Tipo 8A, per la precisione.
Nel 1920 la Isotta Fraschini T8A monta un motore a 8 cilindri in linea da 7.4 litri, uno dei più grandi e potenti dell'epoca, in grado di erogare dai 115 ai 160 cavalli e che le consente di raggiungere la velocità di oltre 140 km/h, numeri a dir poco astronomici per quegli anni.Proprio come il panettone, il marchio Isotta Fraschini viene fondato nel 1900 a Milano dal visionario Cesare Isotta insieme ai fratelli Vincenzo, Oreste e Antonio Fraschini.Nasce come officina per l'importazione e la manutenzione di automobili straniere - in particolar modo di vetture francesi - ma nel giro di qualche anno i sogni di Cesare, Vincenzo, Oreste e Antonio mettono le ali e così l’azienda meneghina si trasforma alla svelta in un produttore di automobili di lusso ad altissime prestazioni.Dalle mani esperte dei migliori tecnici e artigiani italiani, il marchio Isotta Fraschini spicca il volo in tutto il mondo e si fa amare in modo particolare proprio negli Stati Uniti d’America, seppure rimarrà sempre un’azienda profondamente legata alle sue origini e alla tradizione automobilistica italiana.Nata per solleticare la fantasia di molti - ma non certo alla portata dei portafogli a fisarmonica di tutti - ogni Isotta Fraschini rappresenta il meglio del design e della tecnologia motoristica italiana dell'epoca.E proprio al fine di soddisfare i palati più esigenti, la T8A viene addirittura venduta come telaio nudo e le carrozzerie personalizzate attraverso creazioni di famosi artisti della scocca come Castagna, Touring, e Zagato.Gli interni ricordano gli eleganti salotti dei palazzi d’epoca, decorati con materiali pregiati, legni rari, pelle di alta qualità cucita a mano e inserti in metalli e pietre preziose.Le più grandi personalità di inizio secolo sono i migliori clienti della Isotta Fraschini.Gabriele D’Annunzio ne acquista una, come pure Re Vittorio Emanuele III, Sua Santità Papa Pio XI, il bello e fatale Rodolfo Valentino, l’attrice Clara Bow e persino il Duce Benito Mussolini.
Con un parterre di clienti come quello, la fortuna dell’ex officina meneghina sembrerebbe assicurata assieme alla sua fama per l’eternità.Ma l’avvento della Grande Depressione del 1929 e il crollo della borsa di Wall Street mettono il cappio al collo a numerosi magnati della finanza mondiale e la domanda per automobili di lusso crolla drasticamente.In Italia, i costi di produzione aziendali diventano troppo elevati e il mercato si restringe di colpo.Proprio come nel film di De Mille l’invenzione del sonoro per la protagonista segna la fine del suo regno incontrastato di diva del cinema muto, i cambiamenti storici, sociali ed economici che tutto il mondo ormai abbraccia sulla strada del secondo conflitto mondiale minano il dominio di Isotta Fraschini sul mercato elitario delle automobili di lusso.È il tramonto di due dive.La sostenibilità dell'azienda lombarda è in pericolo e così il marchio corre ai ripari, abbandonando quasi completamente la produzione automobilistica per dedicarsi alla fabbricazione di motori aeronautici, marini e industriali, nel tentativo di rimanere a galla rispondendo alle esigenze belliche del Regno d'Italia.La brusca virata consente all'azienda di sopravvivere durante gli anni del conflitto, ma l’iceberg è stato colpito e per Isotta Fraschini inizia un cambiamento irreversibile del focus aziendale.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, con l’ultimo colpo di coda l’amministrazione della compagnia tenta di rilanciare la sua produzione di autoveicoli con il modello Tipo 8C Monterosa, un’altra berlina di lusso rivoluzionaria, che rimarrà nella storia automobilistica per le sue innovazioni e il design unico.Le menti brillanti di Isotta Fraschini si rimettono al lavoro e operano una scelta insolita per l'epoca in cui i motori erano prevalentemente situati nella parte anteriore delle vetture.Gli ingegneri di Milano, al fine di migliorarne il bilanciamento e la maneggevolezza, sistemano il cuore pulsante della Monterosa nel vano posteriore.Il motore che scelgono ha una cilindrata di 3,0 litri, con una potenza stimata di circa 120 cavalli, destinata a garantire prestazioni di tutto rispetto per un'auto di quella portata. Ancora una volta vengono chiamati Zagato, Touring e a questo giro Bertone, per disegnare alcune versioni uniche del design della scocca, caratterizzata da linee eleganti e futuristiche per l'epoca, grazie all’inserimento di dettagli aerodinamici in un look imponente.Il telaio della Monterosa viene progettato per essere leggero e robusto, pensato per sostenere il motore posteriore e garantire una guida fluida.Gli interni in pelle e legno di altissima qualità, mantengono lo stile sfarzoso che ha reso famosa Isotta Fraschini in tutto il mondo, nonostante le proporzioni grandiose che riflettono l'eleganza e la raffinatezza del marchio.
Purtroppo lo sforzo creativo e la buona volontà non sono sufficienti a cambiare il destino dell’azienda.La ricostruzione post-bellica, l'Italia che non si riconosce allo specchio, le gonne che si accorciano e la concorrenza di marchi internazionali come Rolls-Royce e Mercedes-Benz, unita alla scarsità di risorse finanziarie, porta il marchio milanese alla cancellazione del progetto e al definitivo abbandono della produzione della T8C Monterosa.È il 1949 quando su Isotta Fraschini cala definitivamente il sipario.Ma il 10 Agosto 1950, neppure un anno più tardi, al Radio City Music Hall di New York per la première di Sunset Boulevard, il nuovissimo film del genio Cecil B. De Mille, una folla entusiasta con gli occhi incollati al grande schermo ammira l’ingresso trionfale della protagonista Norma Desmond dal cancello degli studios di Los Angeles, regalmente accomodata sul sedile posteriore della sua Isotta Fraschini T8A, con il devoto maggiordomo Max al volante.Tutti e tre insieme, ancora una volta.
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