Donne, quando oltre le gambe ci sono due o quattro ruote
- 08/03/2023
- Flaminia Brigandì
Ci piace sfatare miti, ci piace scoprire storie e ci piace raccontarle. Tre nomi, tre imprese e un minimo comun denominatore: le donne, che tutto possono. Elspeth, Michèle e Maria Grazia (detta Lella) condividono la passione per i motori, il gusto per l’adrenalina e la voglia di libertà. Libertà di essere se stesse, lontane da stereotipi e da una società che tenta ancora di relegare il ruolo femminile esclusivamente a quello di madre e moglie. Ma esistono davvero sport da maschi e sport da femmine? Passioni da maschi e passioni da femmine?
Elspeth Beard: una moto e il giro del mondo.Una donna di ventiquattro anni, una BMW R 60/6 Boxer usata, mille sterline, nessun GPS e il mondo davanti. Letteralmente il mondo perché Elspeth Beard si mette in viaggio da New York con l’obiettivo di raggiungere l’altro capo del globo e compiere così The Big One. È 1982 ed Elspeth è una promettente studentessa inglese di architettura con la passione per le due ruote. Passione che la porta a comprare una BMW R 60/6 Boxer, con più di 48.000 km nel motore, che si dimostra da subito la moto perfetta per quello che è il suo sogno: partire da sola per ritrovare se stessa. Una volta spedita la moto fino alla Grande Mela, la rotta è impostata verso il Canada, quindi giù in Messico e poi Los Angeles. Dalla California spedisce la BMW a Sydney, mentre lei fa tappa a piedi in Nuova Zelanda. Nella capitale australiana si ferma circa sette mesi, dorme in un garage e lavora in uno studio d’architettura. Da qui, una volta raccolti i soldi necessari, riprende il viaggio alla volta della costa occidentale e a Perth imbarca la moto con direzione Singapore. A Singapore Elspeth è vittima di un furto che le costa soldi e tutti i documenti necessari per viaggiare: è costretta a fermarsi nel Paese per sei settimane. Non molto tempo dopo è vittima di un incidente stradale che le provoca una serie di contusioni e abrasioni che non le impediscono però di riprendere a viaggiare di lì a poco. A Kathmandu incontra un olandese, Robert, viaggiatore solitario anche lui a bordo di una BMW. I due proseguono insieme il loro lungo viaggio incontrando diverse difficoltà: sono gli anni dell’assalto al Tempio d’Oro e dell’assassinio di Indira Gandhi e uscire dall’India si rivela più difficile del previsto. Grazie a documenti falsificati e a un pò di fortuna prosegue l’itinerario della giovane inglese e del suo nuovo compagno. L’instabilità politica coinvolge inoltre anche altre tappe come l’Iran, in quel momento in guerra con l’Iraq, dove il casco Bell aiuta perfettamente i tratti femminili a mimetizzarsi tra gli uomini. Il viaggio si connota sempre di più come un’impresa: la moto di Elspeth si rompe più volte, con il freno posteriore e la frizione della Bmw che ormai sono fuori uso, e il fisico fortemente indebolito a causa di un'epatite che fa crollare il suo peso di circa 20kg. Riguadagnate le forze e riparate le moto in Turchia, i due compagni di viaggio proseguono alla volta della Grecia e poi lungo la cosiddetta “autostrada della morte” in ex Jugoslavia. Dopo tre anni e circa 80.000 chilometri, Elspeth rientra a Londra. Il tachimetro della Bmw segna 141.622 chilometri. Ha finalmente ritrovato se stessa.
Michèle Mouton: la regina dei rally.Francese classe 1951, Michèle si avvicina al mondo dei rally come navigatrice partecipando prima al Tour de Corse e poi nel 1973 al Rally di Monte Carlo. Abbandona gli studi di giurisprudenza e si dedica seriamente a questo sport, come pilota, nel 1974 debuttando al Tour de Corse a bordo di una Alpine A110 1800. Nello stesso anno partecipa alla 24 ore di Le Mans con un equipaggio completamente al femminile classificandosi 21esima e vincendo la classe. Il 1977 segna il passaggio tra i grandi: Fiat France le propone un contratto grazie al quale, alla guida di una 131 Abarth, conquista il secondo posto nel campionato francese rally del ‘79. È nel 1981 però che c’è il vero salto di qualità. L’Audi decide di affiancare Michèle al campione Hannu Mikkola. La giovane pilota non delude e con, al suo fianco, la torinese Fabrizia Pons vincono il Rally di Sanremo. Una vittoria storica che le fa entrare di diritto tra i grandi del rallismo internazionale. La prima vittoria di un equipaggio tutto al femminile in un rally di massimo rilievo. Il rally di Portogallo segna la svolta. Michèle domina e vince 18 prove speciali e sale al secondo posto della classifica generale alle spalle di Walther Röhrl. È la prima Audi in classifica. In Grecia, una delle gare più dure di tutto il mondiale, mette in luce le doti della francese: l’estenuante Rally Acropoli. In questa maratona tra pietraie e mulattiere non si lascia scoraggiare e sale sul gradino più alto davanti alle Opel di Röhrl e dell’emergente Henri Toivonen. La lotta per il mondiale si riaccende e la Mouton gioca il ruolo di primo pilota in casa Audi. In Nuova Zelanda la rottura della pompa dell’olio ferma la sua corsa nella classifica generale. Non si scoraggia e nella successiva tappa in Brasile sbaraglia la concorrenza piazzando un altro successo clamoroso. È l’ultimo nel mondiale della sua incredibile carriera. L’Audi non ha programmato la partecipazione al Rally Costa d’Avorio sia per i costi proibitivi sia perché il Costa d’Avorio è valido solo per il mondiale piloti e non per il costruttori. Nonostante ciò, viste le prestazioni di Michèle, il colosso tedesco decide di fare la trasferta e dare alla Mouton la possibilità di giocarsi il titolo fino all’ultima gara. Domina le prime tre frazioni di gara ma dopo vari problemi meccanici, durante la quarta ed ultima frazione di gara, una curva nella nebbia fa cappottare l’Audi della francese. È la fine del sogno. Michèle Mouton, insieme alla navigatrice Fabrizia Pons, rimangono negli annali della storia come le prime donne ad aver vinto quattro gare nel mondiale rally.
Lella Lombardi: la ragazza più veloce della Formula 1Maria Grazia Lombardi, detta Lella, è la prima e unica donna italiana a conquistare punti nel campionato mondiale di Formula 1. Nasce nel 1941 a Frugarolo, in provincia di Alessandria. Comincia a correre con i kart all’inizio degli anni ’60, cimentandosi nelle categorie minori del motorsport. Lella inizia a farsi notare nell’ambiente quando si aggiudica nel 1970 il campionato italiano Formula 850. Ha l’opportunità di correre con le F3 nella serie tricolore e in quella britannica mentre nel 1974 passa alle F5000. Nello stesso anno debutta nel Mondiale Sportprototipi e in F1 nel GP di Gran Bretagna con una Brabham, gara in cui però non si classifica. Nel ‘75 esordisce alla March per il Mondiale F1 e con la nuova scuderia riesce a qualificarsi per il GP del Sudafrica, diventando la seconda donna della storia della Formula 1 (18 anni dopo Maria Teresa de Filippis). Nel secondo appuntamento in Spagna – in una corsa sospesa in seguito alla morte di diversi spettatori a causa di un alettone volato in mezzo alla folla – la Lombardi si piazza in sesta posizione e diventa la prima, e per il momento unica, pilota capace di conquistare punti in F1. Per tutta la stagione Lella risulta più lenta del compagno di scuderia Vittorio Brambilla ma più rapida del tedesco Hans-Joachim Stuck. Il Circus non è l’unico impegno della driver piemontese: in coppia con la francese Marie-Claude Beaumont al volante di una Renault-Alpine debutta alla 24 Ore di Le Mans e porta a casa un sesto posto alla 1000 km del Mugello e una quarta posizione alla 1000 km di Monza. Nel 1976 debutta con un 16° posto in Brasile e a metà campionato passa alla Brabham del team RAM: non si qualifica né in Gran Bretagna né in Germania ma in Austria arriva dodicesima facendo meglio del compagno di squadra svizzero Loris Kessel. Lella lascia la Formula 1 ma continua a correre in altre categorie: nel 1977 arriva terza alla 250 km di Imola, gareggia a Daytona in una tappa della Nascar con la Chevrolet andando a punti con un 31° posto mentre l’anno seguente conquista la 6 Ore di Pergusa, la 6 Ore di Vallelunga e arriva terza nel campionato Interserie divisione 2. Gareggia per l’ultima volta a Le Mans nel 1980 in coppia con il britannico Mark Thatcher (figlio di Margaret) e l’anno successivo sale sul gradino più alto del podio della 6 Ore del Mugello e ottiene l’ultimo piazzamento in “top 3” in carriera portando a casa il secondo posto alla 6 Ore di Pergusa. La Lombardi disputa poi due gare del campionato turismo tedesco DTM a Hockenheim nel 1984, al volante di un’Alfa Romeo GTV6, appendendo il casco al chiodo pochi anni dopo.
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