La bellezza della velocità contro la Nike di Samotracia
- 30/11/2022
- Tommaso Berra
Al quarto punto del Manifesto del Futurismo, pubblicato da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909 per riassumere una delle avanguardie dall’esperienza più significativa del XX secolo, l’artista scrive: “Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un'automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... un’automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.” Nella nuova concezione di bellezza dei futuristi quindi, le auto dovevano essere l’alternativa ai capolavori dell’arte classica. Più adatte a rappresentare la velocità, il rischio e la forza dell’industrializzazione, più capaci di descrivere un futuro che Marinetti, così come Balla o Boccioni, erano impazienti di conoscere. Le auto sono entrate fin da subito quindi tra i soggetti rappresentati nelle opere Futuriste ma anche l’esperienza del viaggio in auto come metafora della vita diventa uno dei temi trattati da letterati vicini al movimento come Gabriele D’Annunzio. Giacomo Balla aveva una passione spiccata per il design delle nuove auto, si contano infatti oltre 100 sue opere che ritraggono questo soggetto. L’artista non vorrà rappresentare solo l’oggetto ma esprimerne l’essenza e il dinamismo. Marinetti era particolarmente affascinato dalle auto da corsa e dalla nascita delle prime competizioni. I tubi della Fiat 130 HP che vinse con il Gran Premio di Francia del 1907 vennero descritti dall’artista come “serpenti”, mentre le FIAT S74 e S76, impiegate per record di velocità ad inizio ‘900, erano la rappresentazione plastica del mondo che i futuristi sognavano.I futuristi percepiscono l’automobile come uno strumento per spingere verso un dinamismo ovale, quello stesso dinamismo che permette di comprendere meglio i passaggi generazionali e allo stesso tempo esaltare il futuro come strumento di comprensione del presente. Umberto Boccioni in “Auto in corsa (Caccia alla volpe)” del 1904 compie già una ricerca sul vorticare delle ruote ancora prima del manifesto di Marinetti, scegliendo uno stile realistico, molto diverso da quello di Luigi Russolo con “Dinamismo di un’automobile”, opera che possiamo considerare astratta. Giacomo Balla come già detto è il più prolifico artista di questo filone, “Velocità dell’automobile + luci”, “Automobile in corsa” (1912-13), “Ritmo + rumore + velocità d’automobile” (1913) sono solo alcune delle opere in cui l’auto diventa opera d’arte. C’è anche Mario Sironi tra gli artisti affascinati dalla velocità, così come Gerardo Dottori, che proprio alla velocità dedicherà nel 1924 “Trittico della velocità”. Marinetti quando scrive il quarto punto del Manifesto ci dice due cose: la prima è che persino la più dinamica delle statue classiche non può competere con il nuovo dinamismo del futuro. La seconda invece è che le auto, nella loro tecnologia e perfezione tecnica, sono la nuova arte, e chissà se i Futuristi non stessero già rivolgendosi, guardando al futuro, a noi.
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