Mini: Storia di un'utilitaria da rally

Per 60 anni la Mini è stata uno dei simboli dell'ingegno britannico, incarnando il meglio del design delle auto compatte. È diventata una celebrità nell' iconico film The Italian Job e ha accompagnato nella vita di tutti i giorni personaggi come David Bowie, i Fab4, Mary Quant e Peter Sellers, diventando uno dei simboli della rivoluzione culturale britannica degli anni 60. Ma è vincendo trofei nel mondo automobilistico che questa piccola utilitaria ha dimostrato di avere un potenziale che andava oltre le dimensioni compatte perfette per la città. Sebbene Alec Issigonis, progettista alla Austin, abbia ideato la Mini per le famiglie con la geniale intuizione di mettere il motore davanti e in posizione trasversale, con il cambio in blocco sotto di esso liberando spazio sia per quattro passeggeri sia per una certa quantità di bagagli, è in realtà un suo amico a vederne il potenziale da una prospettiva diversa.
La leggenda delle corse John Cooper testa per primo un prototipo dalla guida agile simile a quella di un go-kart: con poco più di 600 chilogrammi sulla bilancia e sospensioni a ruote indipendenti, la Mini si dimostra una perfetta base per le elaborazioni. Gli ci vuole un po' per convincere Issigonis di quella che poteva sembrare un'idea assurda e cioè che questa piccola utilitaria potesse competere in gare professionistiche. Alla fine Issigonis e BMC cedono, e la prima MINI Cooper esce dalla fabbrica nel 1961 con un motore da 997 cc da 55 cv, cambio con rapporti più lunghi e ravvicinati, freni anteriori a disco, pneumatici più larghi, e il caratteristico look bicolore. Il primo successo sportivo è merito di una donna, Pat Moss, che vince la Coppa delle Dame al Rally di Montecarlo del 1962. Alcune settimane più tardi la stessa Moss, in equipaggio con Anne Wisdon, ottiene l’assoluto nella storica competizione olandese del Rally dei Tulipani. Nel frattempo il motore sale di cilindrata, i cavalli diventano 70, i freni e i cerchi più grandi, lo sterzo più diretto, il tutto per 635 kg totali: nasce la Mini Cooper S.
L’esordio al Rally di Montecarlo è un successo: nel 1964 Paddy Hopkirk porta al trionfo la sua Cooper S al Rally di Montecarlo, nel 1965 con il motore 1275 cc da 75 cv e la guida di Timo Makinen, la nuova Mini Cooper S ottiene il secondo alloro monegasco. È la definitiva consacrazione della creatura di Sir Alec Issigonis, il nuovo concetto di piccola vettura universale. Nel 1965 tuttavia i commissari tecnici definiscono il filamento dei fari non regolamentare ed escludono dalla classifica i tre uomini della BMC Makinen, Aaltonen e Hopkirk. Rauno Aaltonen, navigato da Henry Liddon si prende la rivincita l’anno successivo, riuscendo a controllare le emergenti Lancia Fulvia HF e la Porsche 911. A seguito di un nuovo terzo posto nel Rally di Montecarlo del 1968, l’attività sportiva della piccola utilitaria è però ormai agli sgoccioli: l’anno successivo la Leyland assorbe la BMC segnando la fine dall’attività sportiva della piccola grande utilitaria.
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